
Nel corso di Pedagogia Curativa che Rudolf Steiner diede nel 1924 egli rispondeva ad una domanda di tre giovani ventenni che occupandosi di bambini in difficoltà gli domandarono quale sarebbe stato il destino di tali futuri uomini.
Oggi noi, sulla scia di quella domanda, raccogliamo umilmente a nostra volta la richiesta di attenzione del mondo dell’infanzia e della giovinezza manifestantesi spesso in disagi più o meno evidenti. Grazie allo studio permanente dell’Antroposofia che è alla base di tutto, grazie al vivere insieme con i ragazzi la loro storia, grazie al confronto collegiale tra i loro accompagnatori nascono gesti di cura che sostengono e dunque proteggono ed hanno l’intento di liberare l’unicità e l’originalità delle caratteristiche e delle potenzialità di ciascun individuo. La domanda rivolta al giovane che sottende tutta l’attività di un pedagogista curativo è CHI SEI TU.
Tale domanda attiva la predisposizione interiore che educare non significhi imprimere una modalità di comportamento a chicchessia ma al contrario far venire alla luce i talenti e le potenzialità unici ed individuali ed andando contemporaneamente a rimuovere gli ostacoli che l’individuo incontra nel manifestare il proprio intento biografico nello spazio sociale.
E’ in questo senso che l’educazione diviene strumento curativo e risanatore. Una cura ed un risanamento che si esplica sia verso l’individuo che verso il contesto sociale del presente e dunque nella sua proiezione al futuro.
Il riferimento conoscitivo della Pedagogia Curativa è l’Antroposofia e nello specifico il compendio di essa in chiave pedagogica, dato da Rudolf Steiner nel Corso apposito che tenne a Dornach nel 1924.
Ogni parola delle conferenze del Corso offre al lettore una viaggio nella direzione della comprensione delle cause del presente, del passato e di quelle che chiamano gli esseri umani dal futuro (ciò che si chiama karma), delle manifestazioni biografiche nostre e di ogni singola individualità che possiamo incontrare nel nostro destino.
Ma attenzione perché la Pedagogia Curativa Antroposofica non vuole “normalizzare i bambini”, non vuole “farli funzionare” come la società si attende. Potremmo dire che non è direttamente ad essi, ai bambini e ragazzi, che si rivolge.
La pratica di cura pedagogica Antroposofica va in realtà a scorgere i nessi karmici di tutti coloro che sono coinvolti nella relazione pedagogica, adulti e bambini/ragazzi. Questo perché le prime malattie animiche da risolvere – o potremmo dire karmiche – sono probabilmente proprio degli educatori.
Ciò che deve mutare è lo stato di Coscienza dell’adulto. Deve salire di livello.
La società ‘sfatta’ che stiamo vedendo decadere sempre di più sotto i nostri occhi, non può cambiare se non cambiano i singoli individui.
Per secoli siamo stati abituati a delegare al di fuori di noi, istituzioni, famiglia, entità economiche, gruppi sociali, datori di lavoro, la qualità della nostra vita ed il suo senso.
Ora è evidente che tutto questo ha perso la sua credibilità, non riusciamo – giustamente – più a fidarci di queste entità sovra individuali. E sentiamo di voler fare da soli.
Il lavoro che fa la Pedagogia Curativa è quello di trasmettere conoscenze atte a comprendere il senso evolutivo di origine Spirituale delle dinamiche o dei disagi che ci portano incontro bambini e ragazzi.
E tramite queste conoscenze attivare su di noi un percorso di auto educazione, auto ricerca, auto osservazione che siano da fondamento per incontrare l‘essenza dell’altro. Che esso sia un adulto o un bambino.
Solo l’incontro dell’essenza dell’altro ci può permettere di conoscerlo ed aiutarlo se il destino ci autorizza.
Per fare questo non si possono applicare metodi pedagogici, sedicenti scientifici, validi erga omnes.
E’ importante, necessaria, imprescindibile invece l’accoglimento dell’espressione individuale, lo studio dell’individuo rispetto alla generalizzazione dell’interpretazione clinica degli eventi o delle manifestazioni in un unico calderone di sintomi.
La caratteristica fondamentale che contraddistingue l’approccio clinico e pedagogico ad indirizzo antroposofico, consiste allora nel rendere primaria la visione unitaria e irripetibile dell’individuo, in qualsiasi potenzialità o polarità essa si manifesti.
Non esiste alcuna generalizzazione.
Per tale ragione non si va a trattare ‘protocollarmente’ una sintomatologia che inquadra un particolare “disturbo”, che sia di apprendimento o comportamento o chissà cos’altro, ma si fa cerchio intorno alla Individualità che si manifesta con una sua specifica caratterizzazione che sia immediatamente visibile o progressivamente manifesta nel percorso del divenire adulto e che chiamiamo “sintomo”.
A seguito del diploma di Formazione in Pedagogia Clinica ad indirizzo antroposofico, Pedagogia Curativa e Socioterapia, Counselling dell’età evolutiva del nostro gruppo di corsisti, una parte di noi si è unita per aprire le proprie conoscenze e le proprie competenze al contesto sociale ove il disagio diventa sempre più rumoroso, soprattutto oggi, dopo gli anni di stravolgimenti biografici che tutti noi, di qualsiasi età, abbiamo vissuto a seguito degli eventi globali che ci hanno pervaso dal marzo del 2020.